Content:Il periodo 1948-1968 fu dominato dalla figura di Giulio De Benedetti, carismatico direttore. Vittorio Valletta, presidente e amministratore delegato della Fiat, gli pose due obiettivi: conquistare gli operai delle fabbriche della società, in grande maggioranza lettori de lUnità e recuperare i lettori passati alla concorrente Gazzetta del Popolo. Non avendo un grande budget a disposizione De Benedetti inventò un giornale-mosaico: oltre alle notizie fornite della redazione, prese in affitto i corrispondenti esteri dei quotidiani romani, scelse anche singoli pezzi già pubblicati da inserire nella sua Terza pagina. Inventò la fortunata rubrica di dialogo con i lettori «Specchio dei tempi» (apparsa per la prima volta il 17 dicembre 1955), che esiste tuttora.Riuscì così ad offrire un prodotto di qualità e a mantenere al contempo l'indipendenza del giornaleVittorio Zucconi scrive, in Parola di giornalista: «Un giorno che un acquazzone e una piena spazzarono via un bel ponte stradale appena costruito dalla Fiat e inaugurato alla presenza di autorità civili e militari, escogitò De Benedetti stesso un titolo di prima pagina azzeccato sopra l'imbarazzante foto di quell'opera scomparsa alla prima pioggia: "Piove, ma si ricostruisce".». La Stampa ritornò ad essere il primo quotidiano a Torino e tra i primi in Italia. Era l'unico quotidiano importante alternativo al duopolio DC-sinistra, che dominava la scena italianaVittorio Zucconi, Parola di giornalista, la Repubblica. In questo periodo, fino agli Anni 1980, La Stampa usciva anche in edizione pomeridiana come Stampa Sera. Il lunedì usciva un'unica edizione, la mattina, con la testata Stampa Sera. Alla metà degli Anni 1960, La Stampa vendeva in media 375.000 copie, alle quali si aggiungevano le 175.000 di Stampa Sera.Nel 1968 la sede de La Stampa fu trasferita in via Marenco 32, in un edificio lamellare in vetro, realizzato dall'Impresa Carpegna e Sabbadini su progetto Fiat, Divisione Costruzione e Impianti. Rimarrà la sede del quotidiano fino al 2012. Nella vecchia sede in via Roma il giornale mantenne la proprietà delle stanze al piano terreno del palazzo, che destinò a sale di rappresentanza per il pubblico. La tradizione di un giornalismo tutto fatti, non ideologico e pragmatico proseguì con il successore di De Benedetti, Alberto Ronchey (1968-73), giornalista e sociologo. Gianni Agnelli, successore di Valletta alla Fiat, volle un giornale che oltrepassasse i confini del Nord-ovest per diventare finalmente una testata nazionale. Per sprovincializzare La Stampa, Ronchey puntò sugli esteri e sulle notizie di economia. Con collaboratori come Carlo Casalegno, Alessandro Galante Garrone, Luigi Firpo e Norberto Bobbio riuscì a consolidare la propria presenza sul piano nazionale. Senza trascurare la cronaca: Ronchey, infatti, raggiunse la punta massima di vendite pubblicando in prima pagina la vicenda di una bambina rapita e uccisa ad Alba (Italia). Alla cultura Ronchey chiamò come consulente lo scrittore Guido Piovene. Poco dopo vennero Giovanni Arpino e Guido Ceronetti.Dopo cinque anni alla direzione, Ronchey ritornò all'attività di inviato internazionale e sociologo di primo piano nel 1973. Fu l'anno in cui il Corriere della Sera, il primo quotidiano italiano, cambiò linea politica schierandosi a Sinistra (politica). La Stampa ebbe l'occasione di diventare il punto di riferimento dei Moderatismo. Al quotidiano torinese arrivò Arrigo Levi. Nel 1974 Levi schierò il quotidiano sul No al Referendum abrogativo del 1974 in Italia (quindi per il mantenimento della legge sul divorzio). Il 1º novembre 1975 nacque il supplemento letterario Tuttolibri. A metà del decennio la tiratura aveva superato il muro delle 500.000 copie giornaliere, con una foliazione di 28 pagine. Nonostante l'aumento dei costi di produzione dei giornaliNel 1974 il prezzo di vendita dei quotidiani, all'epoca fissato dallo Stato, passò in un sol colpo da 100 a 150 lire. Le vendite subirono un contraccolpo; Stampa e Stampa Sera, scesero rispettivamente del 17% e del 30%, alla metà degli anni settanta il quotidiano torinese manteneva con 445.307 copie di tiratura la seconda posizione tra i quotidiani italiani d'informazione, secondo solo al Corriere. Con una peculiarità: La Stampa era conosciuta in tutta Italia e all'estero, ma continuava ad avere lettori prevalentemente locali: 1/5 delle copie erano vendute a Torino città e nel suo hinterland.Il 16 novembre 1977 il vicedirettore Carlo Casalegno fu vittima di un agguato terrorista: colpito con quattro colpi al volto, morì il 29 novembre, dopo tredici giorni di agonia. Fu la prima volta che le Brigate Rosse uccisero volutamente un giornalista. In un giorno del 1978 La Stampa incappò in un incidente diplomatico. Fruttero e Lucentini avevano scritto un elzeviro satirico su Muammar Gheddafi, il presidente della Libia. Il leader arabo s'infuriò e minacciò la Fiat di ritorsioni economiche se non avesse ottenuto l'allontanamento del direttore Arrigo Levi, che avvenne il 6 novembre 1978.Il nuovo direttore fu Giorgio Fattori, proveniente dalla direzione del settimanale LEuropeo, dove aveva fatto molto bene. Quando Fattori prese in mano La Stampa il giornale era un po' in sofferenza. Lo lasciò dopo 8 stagioni, durante le quali introdusse nuove tecnologie (la teletrasmissione ed il computer), potenziò gli inserti (inventò nel 1981 Tuttoscienze, ora TsT, diretto da Piero Bianucci) e portò in crescita la diffusione. Durante il suo mandato la diffusione del quotidiano aumentò di 63.000 copie. Quando se ne andò i conti erano tornati a posto. Durante la successiva direzione di Gaetano Scardocchia (1986-1990), La Stampa ridusse il formato, passando da nove a sette colonne, e, uniformandosi agli altri quotidiani, soppresse la Terza pagina, rinviando la cultura nelle pagine interne.Nel corso degli anni ottanta la tiratura aumentò, seguendo una tendenza che interessava la stampa quotidiana, che attraversò una fase di ripresa: nel 1985 salì a 549.749 e nel 1989 toccò le 571.462 copie, per mantenersi costante su questo livello fino al 1994.
Anche la tiratura degli anni novanta fu in linea con la tendenza generale della stampa nazionale: fino al 1994 rimase sui livelli degli anni precedenti (573.175), poi iniziò a diminuire: nel 1999 le copie erano scese a 529.675 e nel 2009-10 a 407.181.
Nel 1986 La Stampa fu superata nelle vendite da La Repubblica (quotidiano), scendendo dal secondo al terzo posto tra i quotidiani d'informazione.