Content:Sono state date molte diverse definizioni di democrazia.Tra gli antichi greci, la cui lingua ha dato origine alla parola, Platone ne parla approfonditamente nel suo trattato La Repubblica (Platone) (cap. VI), nonché nel suo dialogo Politico (dialogo), dandone per altro un giudizio negativo: per lui il governo dovrebbe essere tenuto dai filosofi, in una sorta di tecnocrazia.Platone, Πολιτεία (La Repubblica), cap. VI e Πολιτικός (Politico). Per entrambi è disponibile il testo greco originale su wikisource, oltre ad alcune traduzioni; attualmente (agosto 2017) su wikisource è disponibile in italiano solo la traduzione del Politico. Anche Aristotele esplora approfonditamente il concetto nel suo trattato Politica_(Aristotele) e anche lui la giudica una forma di stato non opportuna, che facilmente si trasforma in tirannide (libri III e IV) (diverso è però rispetto a Platone lo stato ideale che propone).Aristotele, Τὰ πολιτικὰ (Politica). Il testo greco originale e alcune traduzioni (tra cui una in italiano del Cinquecento) sono disponibili su Wikisource.Polibio nelle sue Storie (Polibio) (libro VI) distingue tre forme di stato "buone" (monarchia, aristocrazia e democrazia) e tre negative (tirannide, oligarchia e oclocrazia); ideale è per lui la costituzione romana, che combina le tre forme da lui giudicate buone. Più tardi ritorna sull'argomento Plutarco in un saggio inserito nei cosiddetti Moralia e intitolato Περὶ μοναρχίας καὶ δημοκρατίας καὶ ὀλιγαρχίας ("Monarchia e democrazia e oligarchia")Il termine "oclocrazia", letteralmente "governo della massa", fu introdotto proprio da Polibio per indicare una forma degenerata di democrazia, dove domina non più la volontà del popolo ma gli istinti di una massa variamente istigata da demagoghi o reazioni emotive.Risalgono al pensiero greco anche alcuni concetti collaterali che hanno grave importanza nelle democrazie moderne, p.es. quello di uguaglianza davanti alla legge o isonomia, p.es. in Clistene.A Roma fu coniata la parola repubblica (res publica = cosa pubblica), che intendeva presentare lo stato romano come proprietà comune di tutti. La situazione storica concreta fu diversa, e comunque subì una notevole evoluzione nel corso dei secoli. Ad ogni modo, a distanza di secoli dalla nascita della repubblica, Cicerone nel suo De re publica condivide la definizione attribuita a Publio Cornelio Scipione Emiliano, secondo cui res publica è res populi, cosa del popolo.Marco Tullio Cicerone, De re publica, I, 39 Il pensiero politico di Cicerone dà particolare importanza alla concordia ordinum, la concordia tra i ceti sociali, che rappresenterebbe una sorta di compromesso tra una vera democrazia e un'oligarchia pura.Il concetto di democrazia fu ampiamente dibattuto durante l'Illuminismo. Molto significativo, tra gli altri, il contributo di Jean-Jacques Rousseau, per il quale il potere che spetta al popolo sarebbe inalienabile e non rappresentabile: la democrazia o è diretta o non è.Jean-Jacques Rousseau, Il contratto sociale, 1762, . La sovranità non può essere rappresentata per la stessa ragione per cui non può essere alienata; essa consiste essenzialmente nella volontà generale e la volontà non si rappresenta affatto: o è la medesima o è un'altra, non ci sono vie di mezzo. I deputati del popolo non sono quindi - né possono essere - i suoi rappresentanti, non sono altro che i suoi commissari; non possono concludere nulla in maniera definitiva. Ogni legge che il Popolo non ha ratificato di persona è nulla; non è affatto una legge. Il popolo inglese pensa d'essere libero; si sbaglia alla grande, lo è solo durante l'elezione dei membri del Parlamento; appena questi sono eletti, è schiavo, non è nulla. Nei brevi momenti della sua libertà, l’uso che ne fa merita appieno che la perda.Montesquieu nel suo scritto "Lo spirito delle leggi" (1748)Charles-Louis de Secondat, barone de La Brède e di Montesquieu (ma pubblicato anonimo), De l'esprit des lois, Ginevra, 1748. L'edizione postuma e non più anonima del 1772 è disponibile su . enuncia la teoria della separazione dei tre poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario), applicabile in via teorica a tutte le forme di governo, anche non democratiche, e di fatto utilizzata in quasi tutte le democrazie moderne.In tempi più recenti è celebre la definizione che ne diede Abramo Lincoln nel suo Discorso di Gettysburg (1863): la democrazia è «il governo del popolo, da parte del popolo, per il popolo». Questa definizione è stata ripresa nell'introduzione alla costituzione francese del 1958 (Quinta Repubblica).